In italiano si dice “da tempo immemorabile”, mi raccomando. Immemore (qui traduzione a orecchio, anzi a capocchia, dell’inglese from time immemorial) ha un altro significato.
“Il rilascio del nuovo sistema operativo è stato schedulato per settembre” o “I codici e le istruzioni per redimere i pacchetti aggiuntivi sono inclusi nella confezione”: una sfilza di anglismi frutto di pigrizia e sciatteria, un’altra battaglia persa.
D’accordo, non è una parola italiana, ma indica una cosa precisa che si può dire solo così. Quindi scriviamola giusta. E continuate a leggere: c’è molto altro da scoprire (suspense!).
Così, nel 1965, Calvino definiva l’antilingua: “l’italiano di chi non sa dire ‘ho fatto’ ma deve dire ‘ho effettuato’”. E ricordate: “dove trionfa l’antilingua, la lingua viene uccisa”.
Si discute da decenni sui nomi al femminile di professioni e cariche un tempo maschili, un tema particolarmente caldo in questi giorni. Tra le svariate possibilità, alcune sono insensate.
Una mozione per l’abolizione delle accumulazioni di formazioni verbali prodotte dalla suffissazione in -zione (è un mio vecchio cavallo di battaglia, perdonate l’insistenza).
Aurea è il femminile dell’aggettivo aureo (= d’oro). Se intendete parlare dell’alone di mistero o di venerazione o di innocenza che circonda una persona o un luogo, la parola da usare è aura.