Schedulare, redimere, rilasciare
“Il rilascio del nuovo sistema operativo è stato schedulato per settembre” o “I codici e le istruzioni per redimere i pacchetti aggiuntivi sono inclusi nella confezione”: una sfilza di anglismi frutto di pigrizia e sciatteria, un’altra battaglia persa.
Come sappiamo benissimo, l’informatica è un poderoso produttore di anglismi, ed è logico che sia così, visto che dispositivi, programmi, idee, azioni che hanno un impatto formidabile sulla nostra vita quotidiana sono concepiti in inglese e si esprimono con parole inglesi. Il problema, per me, non riguarda i nomi inglesi in sé (da computer a scanner) o gli adattamenti magari ibridi (come scannerare o scansionare). Il problema sta piuttosto nei calchi prodotti da traduzioni pigre e sciatte. Se uno trova in un comunicato stampa il verbo to schedule, perché deve usare il calco schedulare, quando esistono normalissimi verbi come fissare, programmare che hanno esattamente lo stesso significato?
In altri casi, il calco è determinato dall’impiego frettoloso e orecchiato della parola italiana corrispondente. Ho trovato la frase “I codici e le istruzioni per redimere i pacchetti aggiuntivi sono inclusi nella confezione” nella pagina Amazon del gioco Fifa 16 Deluxe.
In inglese compariva il verbo to redeem, il cui immediato equivalente italiano è redimere. Ora, il significato etimologico di redimere è “ricomprare”; ma in italiano il verbo ha acquisito un senso metaforico, per esempio in ambito religioso (redimere i peccatori), e infatti leggendo “redimere i pacchetti aggiuntivi” ho avuto la visione di un predicatore che grida “Pentitevi!” a quei peccatori dei pacchetti (ok, un altro anglismo, ma non molesto). Redimere ha ancora un significato economico (raro, e comunque diverso da questo), “estinguere un debito”; ma nel senso di quella frase, un sinonimo più appropriato sarebbe semmai riscattare. Peraltro non è che ci fosse bisogno di chissà quale finezza linguistica: se uno avesse pensato la frase in italiano, avrebbe scelto, senza pensarci due volte, un verbo banalissimo ma chiaro come ottenere: “I codici e le istruzioni per ottenere i pacchetti aggiuntivi…”. Il calco redimere è totalmente inutile (e dannoso ai fini della chiarezza).
Per ora (speriamo per sempre) i vocabolari non riportano questa accezione di redimere, ma lo stesso processo ha portato all’espansione (indebita) del significato di rilasciare e rilascio. In italiano, queste parole hanno da sempre svariati significati (tra gli altri: “liberare” un arrestato o un rapito, “concedere” un’intervista, “fare” una dichiarazione). Ma siccome in inglese release vuol dire anche “far uscire”, “pubblicare”, “mettere in commercio” (e come sostantivo “uscita”: la release date è la data di uscita di un disco, di un film, di un software, di un prodotto) si è cominciato a dire – in primo luogo sui siti di tecnologia, che di norma ricalcano in maniera bruta i testi inglesi, e poi anche nei comunicati stampa e sugli articoli di giornale – “il rilascio del nuovo sistema operativo”, perché evidentemente era troppo faticoso fermarsi a pensare che in italiano esiste già, in quel senso, la parola uscita. Questo significato è presente sul dizionario Treccani 2014 che ho sull’iPad (“4: mettere in commercio un nuovo prodotto, commercializzare”; e si precisa che questo senso deriva dall’influsso dell’inglese release), anche se vedo che manca dal Treccani online (meno male). Ma ormai quel rilasciare lo si trova ovunque. A causa della pigrizia, un falso amico finirà per essere accettato. È un peccato, però.
Teo Orlando
Il Treccani online (o in linea, se si preferisce) è molto più completo del Treccani 2014 per ’iPad (è niente meno che la versione in cinque volumi), però non registra il significato di “rilasciare” come “mettere in commercio un nuovo prodotto, commercializzare” (per influsso dell’inglese “to release”) semplicemente perché è meno aggiornato, risalendo a vari anni fa.