Immortalare
Non è che sia una parolaccia in sé (è solo un verbo un po’ pomposo). Ma è l’esempio perfetto di sinonimo goffo, inutile e, alla fine, stupido.
Immortalare significa “rendere immortale”: quindi rendere famoso per sempre qualcuno o qualcosa, rendere eterna la sua memoria. Un vocabolario usa come esempio: “l’amore di Paolo e Francesca è immortalato nei versi di Dante”. Secondo il grande dizionario Tommaseo-Bellini si tratta di un verbo “dal suono non bello; iperbolico per lo più, sovente di celia o ironico”. Infatti viene usato soprattutto in senso scherzoso: “Ma devi proprio immortalarti con quella faccia da cretino sulla foto profilo di Facebook?”.
Fin qui, immortalare non è una parolaccia. Quando lo diventa? Leggete una frase tratta da un articolo di giornale sull’arrivo dei fenicotteri nella laguna di Grado:
Ed è proprio lungo la Litoranea Veneta che la fotografa naturalista XY è riuscita ancora una volta a immortalarli.
Siccome ha appena usato la parola fotografa, il giornalista vuole evitare una ripetizione e allora pensa di usare un sinonimo. Immortalare è l’esempio perfetto di sinonimo goffo, di parola usata non per una vera necessità espressiva ma solo per tappare un buco, e la toppa, come nel modo di dire veneto, è peggio del buco. Immortalare può essere sinonimo di fotografare (con le avvertenze che possiamo ricavare già dal Tommaseo-Bellini), ma di sicuro non in questo caso: quei fenicotteri non sono resi eterni, sono solo stati fissati sulla pellicola o, più probabilmente, su una scheda di memoria. Quindi bastava dire: “la fotografa è riuscita a riprenderli nei suoi scatti”.
Questo banale esempio di sciatteria stilistica dovrebbe servire a ricordarci che i sinonimi vanno maneggiati con cautela: una parola non può essere sostituita con la prima di significato vagamente simile che ci viene in mente.
… e così ho immortalato i miei pantaloni gialli
Stefania Zitella
Massimo, grazie!
le tue lezioni sullo stile sono sempre illuminanti e spingono positivamente ad interrogarsi un po’ di più prima di scrivere, cercando, talvolta, la parola che ci sembra faccia un certo effetto e invece, a ben “sentire” risulta davvero una “parolaccia”.
A questo proposito vorrei chiederti un consiglio.
Io, come sai, insegno in una scuola primaria, Relazioni su relazioni……
Spesso mi capita di usare il verbo “somministrare” (agli alunni) a proposito di prove di verifica, test, le “famigerate” Invalsi.
Una volta una mia collega mi prese pesantemente in giro . Io difesi il verbo a spada tratta…. ma credo che forse non avesse tutti i torti.
Mi aiuti?
Affettuosamente, Stefania Zitella
Massimo Birattari
In effetti “somministrare” fa molto medico che distribuisce medicine. Non è che sia sbagliato (sullo Zingarelli trovo un divertente impiego “scherz.”: Affibbiare, appioppare: “somministrare schiaffoni”), ma frasi come “Nel mese di maggio sono state somministrate le prove di verifica d’istituto” o “La somministrazione delle prove di verifica si è svolta regolarmente” suonano parecchio burocratiche. Io semplificherei: “Nel mese di maggio si sono svolte le prove di verifica d’istituto” o “Le prove di verifica si sono svolte regolarmente” (“somministrazione” è una delle parolacce in -zione, e non delle più maneggevoli).
Giulio
Se posso, consiglierei anche di limitare a tre il numero dei punti di sospensione.
Marco
Il momento che viene immortalato dalla macchina fotografica, che ferma il tempo e lo spazio, creando un immagine di un momento reso immortale. Un momento raffigurato in una fotografia, come Dante ha immortalato l’amore di Paolo e Francesca. Un concetto o immagine che sopravvivranno nel tempo, attraverso queste opere immortali.
Massimo Birattari
Sì, certo. Ma non è un filo esagerato, pomposo? Tra parentesi, ormai qualunque nostro sospiro social è immortale, non riusciremo a liberarcene nei secoli dei secoli…